In Giappone i problemi sono diversi, ma la medicina è la stessa. L’educazione scolastica giapponese mira, da sempre, alla funzionalità della Nazione e non pone al centro il singolo.
Da qui, deriva il fatto che i giapponesi, fin da piccoli sono educati a non esprimere la propria opinione su nulla e a non dire mai “no”. Le due cose sono considerate terribilmente scortesi e, quindi, da evitare assolutamente. In più, alle donne è quasi del tutto vietato suonare in orchestra, perché la società giapponese di tipo feudale assegna loro dei ruoli diversi. Il matrimonio combinato, a scopo economico o sociale, in Giappone è largamente diffuso.
Negli ultimi anni sono tornato spesso in Giappone a fare masterclasses di violoncello e spesso i ragazzi o le ragazze a cui viene chiesto di guardarsi dentro per scoprire come vogliono eseguire questa o quella frase, scoppiano a piangere. Quella porta dentro l’anima è stata chiusa ermeticamente da troppo tempo, e aprirla è un’esperienza liberatoria ma molto dolorosa.
Non ci si abitua mai a scene del genere, ma servono per capire che, anche qui, la musica vince.
Quando formi un’orchestra in Palestina insegna tutti ad ascoltare e ad annullare un’eccesiva individualità. Quando vai in Giappone, invece, è l’esatto contrario. Insegni la musica perché loro sono troppo annullati in questo non esserci; conta soltanto l’opinione della Nazione che è più importante. La musica in questo caso aiuta a guardare dentro e a tirare fuori l’anima, a far parte di un tutto che funziona meglio perché tu hai messo quel pizzico di individualità che serve.